Vi racconto la nostra Sicilia. Diversa e miracolosa, un prodigio dopo l’altro che non lascia tregua. Un territorio straordinario per un popolo esagerato, un mare un cielo e un miscuglio di aromi atavici e stupefacenti. Sopraffatti da questa creazione divina ci siamo lasciati sedurre già durante il percorso da Punta Raisi verso Marsala. Il nostro orizzonte si confonde subito tra mare, cielo, scogliere isole e numerose vivaci cittadine. Il viaggio in pullman è piacevole. Il paesaggio è mutevole e sorprendente. Passiamo sotto la rocca di Segesta e, poco dopo, non lontano da quella di Erice mentre, in lontananza, oltre Trapani, il “caos” emerge dal blu cobalto del mare. Favignana, Marettimo e Levanzo si confondono l’un l’altra. Non si capisce dove inizia la prima isola dove termina la terraferma dove inizia l’altra isola e dove finisce quel mare… che non finisce mai. Senza fiato e con gli occhi estasiati arriviamo a Marsala, gradevole e memorabile cittadina, che ci ospiterà per l’intera settimana. La nostra comitiva, durante la cena, esprime il proprio gradimento per questo primo assaggio di Sicilia e Margherita, illustrando il programma della settimana, stimola i nostri sogni e anticipa le nostre aspettative.

È solo il secondo giorno ed il sole del mattino è indiscutibilmente un sole siciliano, luminoso e splendente. Siamo ovviamente pronti, se non impazienti, per affrontare Lo Zingaro. La Riserva dello Zingaro, è forse l’escursione più significativa del nostro viaggio e molti di noi sono partiti con l’intento preciso di percorrere questo iconico sentiero. Non appena arrivati al punto di accesso capiamo immediatamente che ne è valsa la pena. Cielo blu, mare blu, scogliere grigie e rilucenti e anfratti e balze, colline gialle zafferano e ocra bruciate dal sole, dirupi gole scogli e calette incantevoli. Lo sguardo è disorientato e non trova un punto su cui fermarsi, siamo euforici e il nostro spirito vola libero sopra lo Zingaro. Da lontano il sentiero si inerpica lungo l’assolato pendio e i camminatori sono sempre più piccoli e lontani sempre alla ricerca di una nuova prospettiva. Qualcuno abbandona e torna indietro, ma non è una sconfitta è coraggio e bisogno di ritrovare il respiro. Altri si fermano ad osservare e fotografare perdendosi nei sogni e nelle illusioni dell’anima. Arriviamo a San Vito lo Capo stanchi, ma pienamente appagati. Ci aspetta la motonave per il percorso a ritroso, via mare, fino a Castellammare del Golfo. Il sentiero dello Zingaro ci accompagna lungo la costa alta e frastagliata fino alla baia di Scopello dove la motonave getta l’ancora accanto ai faraglioni e davanti alla tonnara abbandonata. Molti di noi ne approfittano per un tuffo ed una nuotata in un mare calmo, caldo e profondo. Poi ancora un breve tratto di mare ed improvvisamente, oltre un promontorio si apre la vista su Castellammare del Golfo. Cittadina bianca, abbagliante, fitta di casupole aggrappate alla rupe scoscesa, che ci accoglie in un grande abbraccio. Rientriamo in albergo attraverso un cielo ed un tramonto da togliere il fiato. Le nubi sembrano rossi vascelli naufragati in un mare azzurro, blu indaco e poi viola. Abbiamo la notte per rivivere e sognare tutta la bellezza che oggi ha riempito i nostri occhi e il nostro cuore.

L’indomani è già arrivato e siamo in viaggio (breve nella campagna assolata) verso Selinunte. Selinunte è Magna Grecia ed è una apparizione ancestrale e imponente. Sembra impossibile. Abbiamo visto, in altri viaggi, la Valle dei Templi ad Agrigento e pensavamo non ci fosse nessun’altra acropoli altrettanto vasta e maestosa. Selinunte lo è. Il primo tempio, il tempio di Era, è quasi soprannaturale e il meglio conservato del sito grazie alla anastilosi (significa ricostruzione) eseguita in anni relativamente recenti. L’emozione è grande e lo sguardo non riesce a contenere l’imponenza e la magnificenza dell’edificio sacro. Ci avviciniamo alle rovine del tempio G, probabilmente dedicato ad Apollo. Colonne e capitelli colossali buttati a terra da una mano e da una forza ciclopica. Siamo stupiti e la guida non riesce a contenere le nostre domande e le nostre curiosità. Infine, a bordo di un veicolo elettrico, ci spostiamo sull’altura che domina il grandioso sito e rivolgiamo la nostra attenzione alle dimore ed alle ville degli antichi abitanti. E su tutto incombe il mare ed il cielo di Sicilia. E un senso di rispetto, una muta emozione quasi una preghiera pervade gli animi dei visitatori che calpestano la terra antica dei nostri progenitori.

La giornata seguente è dedicata a Palermo e Palermo non ci delude. Con le sue tante chiese, con la Cattedrale con il Palazzo dei Normanni con le sue piazze e i suoi mercati. Con i colori ed i profumi e le voci di una città unica e simbolo della Trinacria tutta. Alcuni di noi decidono di fare una irruzione al mercato di Ballarò. Tra la gente e gli odori penetranti, tra banchi di verdura e frutta fragrante e cibi tipici e pietanze esposte è impossibile non rimanere coinvolti e ci troviamo ad essere quasi attori in una scenografia surreale e nello stesso tempo sostanziale e corporea Cogliamo l’occasione per assaggiare alcune tipicità come le panelle (frittelle realizzate con farina di ceci), le famose arancine, lo sfincione (una specie di pizza condita con sarde, cipolla e formaggio), e per finire una dissetante spremuta di melograno. Il tempo scorre veloce, la serata ci riserverà altre sorprese, è prevista una rappresentazione folcloristica con canti e balli tradizionali, ed è ora di rientrare a Marsala.

Mi affretto perché è tempo di parlare del nostro quarto giorno in terra Siciliana. Siamo nell’isola più estesa del nostro paese e, paradossalmente, mi trovo adesso ad accompagnarvi “oltre l’isola” fino ad un gruppo di isole iconiche: l’arcipelago delle Egadi. La giornata si presenta leggermente imbronciata con un sole velato, ma nulla ci può fermare. Ci imbarchiamo a Trapani con destinazione Favignana. Mezz’ora di navigazione, qualcuno riesce a scorgere un gruppo di delfini, altri scrutano l’orizzonte mentre ci avviciniamo, senza scendere, a Levanzo. Levanzo è la più piccola delle tre isole con un piccolo nucleo di case un tempo di pescatori e adesso, per la maggior parte, seconde case per la villeggiatura. Vicinissima è Favignana sulla quale approdiamo con l’epopea della famiglia Florio da scoprire. Infatti, la nostra prima meta è lo stabilimento della tonnara Florio chiuso negli anni ’70. Archeologia industriale meravigliosa raccontata da una guida altrettanto notevole. Le barche per la pesca, gli strumenti per la lavorazione, i riti i canti e le preghiere dei pescatori sono ancora presenti e riverberano tra le mura dei vari edifici che compongono il vecchio stabilimento. Usciamo dopo un paio d’ore perché ci aspetta un giro panoramico dell’isola a bordo di una specie di trenino su ruote condotto da un esuberante isolano. Lungo il tragitto siamo attratti dalle abitazioni, dai giardini (ipogei) e dagli orti sorti in profondità sul fondo delle vecchie cave di tufo. Rientriamo infine verso Trapani mentre in lontananza, tra i flutti sempre più alti, si intravede l’isola di Marettimo, praticamente riserva naturale come, d’altronde, tutto l’arcipelago. In vista di Trapani il mare si fa mosso ed inizia a piovere copiosamente. Niente paura siamo arrivati e abbiamo il tempo per visitare la bella, ordinata e inaspettata città di Trapani.

Il giorno successivo si apre con un cielo limpido, azzurro e con poche nubi. Perfetto per salire a Erice. La rocca di Erice si eleva per 750 metri sul livello del mare subito alle spalle di Trapani e, durante il percorso di avvicinamento, riusciamo a vederla anche da notevole distanza e abbiamo il tempo per ascoltare alcune notizie e curiosità sulla località che visiteremo in mattinata. Dalle origini, con le varie occupazioni da parte delle etnie che si sono succedute nei secoli, attratte dalla posizione strategica del luogo, alla vocazione turistica degli ultimi decenni e alla notorietà in ambito scientifico. L’ultimo tratto del percorso in pullman è molto scenografico tra i tornanti e le vedute improvvise e sfolgoranti sul mare, sugli appezzamenti e sulle casupole della piana sottostante. Arrivati all’apice della rocca ci addentriamo in un borgo spettacolare e molto ben conservato. Lungo stradine acciottolate in un continuo saliscendi fino al primo punto panoramico. La vista, oltre i giardini con il castello di Venere come contrafforte alla nostra sinistra, si apre su Trapani e sull’arcipelago delle Egadi fino alle saline di Marsala. Da quassù l’orizzonte è infinito. Restiamo ancora una volta tutti senza fiato cercando il punto più adatto per una foto panoramica, di gruppo o personale. Non ci sono parole per esprimere tutta la nostra meraviglia e siamo solo all’inizio. Ci spostiamo di un centinaio di metri e ci troviamo sul versante opposto della rupe. Ora il panorama si apre verso nord-est ed ancora una volta, forse anche con maggiore ed inattesa sorpresa, lo stupore dinanzi alla straordinaria visione del paesaggio è eclatante. La natura imperiosa ci sovrasta e circonda. Il mare, sempre presente, la piana lussureggiante ed in lontananza il Monte Cofano che in parte chiude l’orizzonte. Nelle giornate più terse da questo punto si vedono anche le isole Eolie e lo stupore, ancora una volta, ci pervade e il gruppo sembra quasi intimorito da tanta bellezza. Il pomeriggio è dedicato a Mazara del Vallo. Ennesima sorpresa. La cittadina, affacciata sul Mediterraneo, si trova a meno di 200 km dalla Tunisia ed è intrisa di essenze e sapori africani. Anche la luce ed il calore del sole sono africani. Visitiamo un bellissimo ed immacolato centro storico e davanti al Duomo ci fermiamo sotto le fronde di immensi e secolari ficus. Ci addentriamo nella famosa Kasbah per perderci nel labirinto di stradine e vicoletti che la compongono e che ricordano le medine islamiche. Entriamo anche in una chiesa molto particolare. Già l’accesso è rocambolesco. Le chiavi della porta devono essere recuperate da un piccolo pertugio di una casupola privata pronunciando il nome di una signora che non si farà vedere.  Recuperate le chiavi si entra in una chiesa ricca di intagli in legno, ma popolana, artigianale e quasi decadente. Per molti di noi spettacolare e scenografica per altri semplicemente umile. Usciamo dal labirinto per una breve e libera visita al più importante sito di Mazara del Vallo, il museo del Satiro Danzante. Una celebre statua bronzea di origine ellenica rinvenuta nel 1997 e diventata simbolo della città. Un’ultima chicca che solo alcuni di noi riescono a visitare è il teatro Garibaldi, piccolo (99 posti), impeccabile e folcloristico nelle forme e nei pannelli che lo adornano. Un saluto a Mazara e ritorniamo alla vicina Marsala già pensando al programma per domani.

Oggi Margherita ci lascia il mattino libero e molti di noi ne approfittano per una piacevole e riposante passeggiata lungo la spiaggia sabbiosa e per una rinfrescante nuotata in un mare pulitissimo. Nel tardo pomeriggio trasferimento alle Saline dello Stagnone per godere del celebre tramonto sullo specchio di acque basse che le separano dal mare aperto. Spiegare un tramonto è impresa impossibile. Servirebbe un poeta. Posso solo dire che si tratta di una emozione quasi personale ed intima che, in questo caso, abbiamo vissuto tutti assieme e per questo molto particolare, quasi eccentrica.

Ultimo giorno. Monreale è vicinissima a Palermo e quindi non lontana dall’aeroporto di Punta Raisi.  La visita alla cattedrale di questa cittadina è quasi obbligatoria per chi si trova da queste parti, ma a mio parere vale, da sola, un viaggio. La cattedrale normanna è patrimonio dell’umanità ed è considerata uno dei templi più spettacolari ed importanti della cristianità. Il Duomo è, tanto per cambiare, un ulteriore incontro emozionale, difficilmente raccontabile usando definizioni ed espressioni consuete. La ricchezza delle raffigurazioni bizantine in un tripudio di oro è semplicemente inspiegabile. Le tessere dei mosaici tappezzano ogni centimetro quadrato del Duomo con il Cristo Pantocratore dominante e carismatico alto nell’abside centrale. Usciamo per un ultimo pranzo in terra Siciliana gustando, ancora una volta, gli antichi sapori e godendo della proverbiale ospitalità di questa popolazione.

Lasciamo la Sicilia, ma rimangono impressi i ricordi di luoghi e di persone e di infinite suggestioni.
“La Sicilia è un grande quadro dove un pittore passionale ed eccentrico ha utilizzato i colori più intensi e più vividi in una cornice di mare blu.”

di Gigi P.

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